La vitamina D, o colecalciferolo, è una vitamina liposolubile, importante regolatore del metabolismo del calcio e del fosforo, a supporto del metabolismo osseo. In questo articolo farò un breve excursus su cos’è, dove trovare e a cosa serve la vitamina D. Se sei interessato all’argomento ti consiglio di continuare la lettura sperando che questa ti sia utile a sapere di più!
Non è un caso che ormai da anni l’attenzione si sia fortemente concentrato su questo nutriente. Sempre più numerosi studi scientifici attribuiscono alla vitamina D anche un ruolo di:
- Immunomodulatore
- supporto alla funzionalità muscolare e polmonare
- supporto alla salute cardiovascolare
- prevenzione delle malattie infettive.
Oltre all’esposizione ai raggi solari, prima vera fonte naturale, è possibile apportare vitamina D nell’organismo tramite l’alimentazione. Se ne rivengono buone quantità infatti in alcuni alimenti quali pesci grassi, latte e derivati, uova, fegato e verdure verdi. I livelli ottimali di vitamina D oscillano tra i 40-60 ng/ml. Tuttavia, in Italia sembra essere piuttosto diffusa la carenza di vitamina D nella popolazione, soprattutto in determinati gruppi di soggetti:
- anziani
- individui sovrappeso/obesi
- chi si espone poco al sole
- chi vive ad alte latitudini.
A maggior ragione in questi casi, cosi come in tutta la popolazione può essere fondamentale il ruolo dell’integrazione.
Vitamina D e infezione da Covid-19: quale relazione?
Abbiamo detto a cosa serve la vitamina D nelle sue più generali e svariati funzioni. Ma mai come in questo periodo, la vitamina D è stata messa in relazione alla prevenzione dell’infezione da Covid 19. In un articolo di recente pubblicazione, gli autori (Xu et. Al.) ipotizzano che oltre al ruolo nella prevenzione delle infezioni e di immunomodulazione nelle malattie autoimmuni, la vitamina D possa essere utile per prevenire i sintomi e la severità dell’infezione da SARS-CoV2. Di seguito i punti:
1. La vitamina D ha effetti modulatori sia sull’immunità innata che sull’immunità adattativa, e nel complesso riduce la produzione di citochine pro-infiammatorie. Inoltre, induce la sintesi di alcuni peptidi antimicrobici che proteggono le mucose dai microrganismi patogeni.
Bassi livelli ematici di Vitamina D sono implicati in numerose malattie, sia virali che batteriche, del tratto respiratorio come la tubercolosi e l’influenza, ma anche nelle infezioni da HIV, EBV, HCV, Rotavirus e Dengue. Molti studi hanno confermato il suo ruolo protettivo nelle malattie autoimmuni.
2. L’effetto immunomodulante della Vitamina D e il suo ruolo nella riduzione delle citochine pro-infiammatorie può ridurre il rischio di tempesta citochinica e di conseguenza ridurre il danno d’organo causato da eccessiva risposta immunitaria. Riduce inoltre il rilascio di IL6, coinvolta nella tempesta citochinica causata dal virus SARS-CoV2.
3. secondo gli autori, la vitamina D potrebbe ridurre le complicanze neurologiche (come l’anosmia, ovvero la perdita di sensibilità neurale) nei pazienti infettati da SARS-CoV2, grazie al suo effetto neuro protettivo. Quest’ultimo si esplica con vari meccanismi, tra cui la stimolazione dell’espressione delle neurotrofine come il Nerve Growth Factor (NGF), il Brain-Derived Neurotrophic Factor (BDNF) e la neurotrofina-3 (NT3). È stato visto infatti che la Vitamina D può ridurre la progressione dell’Alzheimer attraverso l’induzione di NGF.
Vuoi sapere di più sulla vitamina D e tramite quali alimenti possiamo assumerne il corretto fabbisogno?
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