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Combattere l’obesità: come nasce il modello carboidrati – insulina

Parlare di obesità significa riferirsi a quella che è oggi una delle più diffuse condizioni morbose ed invalidanti legata alla sfera alimentare. Dal punto di vista etimologico, definiamo come “obesità” una condizione in cui l’indice di massa grassa corporea presentata da un individuo è superiore a 30 kg/m2. Trattasi dunque uno stato patologico che si caratterizza per un accumulo patologico di grasso corporeo con conseguenze anche importanti per lo stato di salute e la qualità di vita. Numerosissimi sono gli studi che si susseguono negli anni al fine di trovare efficaci metodi preventivi e di trattamento per combattere l’obesità. Per iniziare questo mio articolo sulle cause e sui metodi per combattere l’obesità, vorrei condividere da un interessante studio americano.

In tempi recenti assistiamo ad approcci nuovi riguardo a questo tema, che aprono orizzonti multidisciplinari e nuove prospettive curative. Uno americano condotto da 17 esperti a livello internazionale, in primis l’endocrinologo del Boston Children’s Hospital e docente alla Harvard University, David Ludwig. La base di fondo dalla quale questo studio ha inizio, riguarda i dati sempre più allarmanti circa la percentuale di obesi negli Stati Uniti. Il 40% della popolazione americana, un soggetto su due, è esposta alle conseguenze dell’obesità come ad esempio:

  • aumento del rischio di malattie cardiovascolari
  • diabete di tipo 2
  • ictus
  • alcune forme tumorali

Le linee guida dietetiche per gli americani stilate dalla USDA nel quinquennio 2020-2025 affermano che “per perdere peso gli adulti devono ridurre il numero di calorie ingerite da cibi e bevande e aumentare la quantità spesa attraverso l’attività fisica”.  I messaggi sulla salute pubblica per molti anni hanno tentato di persuadere la popolazione a fare più moto e a mangiare meno,. Tuttavia i tassi di obesità e delle comorbidità ad essa correlate sono aumentati in maniera costante. Da questi dati nasce lo spunto dello studio in esame (The Carbohydrate-Insulin Model: A Physiological Perspective on the Obesity Pandemic”) in cui gli autori propongono un modello alternativo carboidrati-insulina in grado di spiegare meglio l’obesità e l’incremento di peso, e di indicare la strada per strategie di gestione più efficaci e durature.

La causa dell’obesità non è l’eccesso di cibo

La principale conclusione che emerge dallo studio, è che per combattere l’obesità non serve spingere le persone a mangiare meno. Sarebbe al contrario più opportuno e utile farle concentrare su ciò che mangiano. Il modello carboidrati-insulina afferma che la causa principale dell’obesità non è l’eccesso di cibo, ma il consumo oltre misura di cibi ad alto carico glicemico. In questo senso ci riferiamo soprattutto ai carboidrati raffinati. Quest’ultimi infatti sono rapidamente digeribili, e soprattutto in grado di stimolare risposte ormonali e di modificare il metabolismo.

Pertanto, cosa succede quando mangiamo carboidrati raffinati? La prima conseguenza, connessa con l’obesità, è che Il pancreas aumenta la secrezione di insulina (ormone ipoglicemizzante). Contestualmente, avviene la soppressione di secrezione di glucagone (ormone iperglicemizzante) che segnala alle cellule adipose di “immagazzinare” più calorie a discapito dei muscoli e di altri tessuti. Di conseguenza, il cervello recepisce che l’organismo non ha ottenuto abbastanza energie, provocando così la tipica sensazione di fame. Il metabolismo può rallentare per far sì che l’organismo possa risparmiare energia: questo significa che siamo portati a restare affamati anche continuando ad incrementare il grasso in eccesso.

I contributi apportati dallo studio, utili non solo per combattere l’obesità, rimarcano se mai ce ne fosse bisogno l’importanza di seguire un’alimentazione bilanciata. Questa è la chiave fondamentale per mantenere un buono stato di salute, per la prevenzione di numerose malattie e per sentirci al meglio. Richiamo l’attenzione sull’importanza della fibra alimentare, preziosa alleata per il controllo della fame e del glucosio ematico, oltre che ricca di proprietà benefiche.

Indice di massa corporea: Ecco come distinguere obesità e sovrappeso

Secondo quanto argomentato fino ad ora, per combattere l’obesità è necessario limitare il consumo di alimenti alto contenuto glicemico, principale causa che causa questa patologia.  La discriminante per poter parlare di obesità è l’indice di massa corporea superiore a 30 kg/m2. Dalla misurazione di tale indice deriva anche la principale differenza tra la condizione patologica dell’obesità rispetto ad uno stato di “sovrappeso”. Per una maggiore chiarezza su questo parametro, ecco di seguito una tabella che riporta i valori di BMI con la relativa classificazione:

BMI Valutazione del peso
< a 18,5 Sottopeso
18,5 – 24,9 Normale
25 – 29,9 Sovrappeso
Pari o superiore a 30 Obesità

 

Per conoscere il proprio valore di BMI non bisogna fare altro che dividere il proprio peso corporeo espresso in kg per il quadrato della propria altezza espressa in metri.

Purtroppo la prevenzione e la cura dell’obesità non riguarda solo gli adulti. Il fenomeno è in rapida espansione anche nella fascia pediatrica. Infatti, si stima che in Italia un bambino su quattro sia colpito da obesità, come risultato di un bilancio energetico positivo protratto nel tempo.

Questo articolo sull’obesità è stato di tuo interesse?  Hai qualche dubbio o curiosità riguardo questa tematica? Allora non esitare a contattarmi presso i miei recapiti! Sarò lieta di rispondere prontamente a tutte le domande!

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